lunedì 10 novembre 2008

Canadiens, vittoria della maturità

Dalla Gazzetta di Mantova del 10/11/2008

Stesa la Roma di Tofoli rimontando due svantaggi in due set
Il palleggiatore ospite ancora in grande vena


CURTATONE. Chi si professa sostenitore del Top Team è abituato a vivere pericolosamente, ancorché da sempre avvezzo alla sofferenza. Non sempre sul fronte virgiliano le rimonte riescono, ma quando ciò accade ha un sapore particolare. Che il Canadiens vincesse il primo set contro una Roma in disarmo è parso regolare. Molto meno che i capitolini si riorganizzassero sino ad impattare e sfiorare il clamoroso colpaccio, complice la discontinuità mantovana. In fondo, il Canadiens, in una prestazione tutt’altro che memorabile, trova modi e tempi per compiere due piccoli capolavori. Recuperare il terzo parziale da 17-19 ed il quarto da 10-16, facendo leva sui propri meriti, più che sull’aiuto di una Roma che Mezza si attendeva, per ragioni di sponsor, ma che mezza non è stata affatto. Illusorio era stato il set d’avvio: 4 ace per i Canadiens e subito fuga virgiliana (3-0, 8-3 e poi 16-10), prima che toccasse a Nemec - il più brillante tra i locali - suggellare il successo parziale con l’ennesimo servizio vincente, quello del 20 a 12, prima del conclusivo 25-16. Tant’è che nessuno tra gli oltre 500 spettatori accorsi a dar man forte al Top Team, oltre ad una discreta quota di tifosi capitolini, era riuscito ad apprezzare le giocate del mito vivente Tofoli, il dinosauro dell’era Velasco, passato incolume attraverso le ere geologiche, dal cambio-palla al rally point system. Per non perdersi un rapido viaggio nel passato, poiché la memoria ha la sua importanza, il Canadiens smette improvvisamente di giocare e Tofoli tesse la tela con precisione chirurgica, per ciascuno dei propri attaccanti, anche se la principale bocca da fuoco è out per infortunio (l’opposto Oro, utilizzato per una sola manciata di scambi nel 4º) e Spescha non è quello che sarebbe in banda. Di più: Tofoli vincerebbe quasi da solo anche terzo e quarto parziale se i virgiliani non si svegliassero sul più bello, quando Scarduzio gioca la carta Mazzonelli per lo stanco Paolucci, trascinati anche dalla personalità di Nagy e Benito.


Gian Paolo Grossi